Il passato sotto i pavimenti: l’acquedotto Vergine dal cinema Trevi alla Rinascente


domenica 10 dicembre 2017

Il passato sotto i pavimenti: l’acquedotto Vergine dal cinema Trevi alla Rinascente

Caratteristica specifica e speciale di Roma è che il passato emerge negli angoli più impensati, si insinua nei luoghi che frequentiamo quotidianamente per motivi che nulla hanno a che fare con l’antica civilità romana: sotto un palazzo pubblico, ad esempio, come le domus di Palazzo Valentini, o nelle sale di un cinema.

Ritrovamenti eccezionali
Questa è esattamente la situazione della visita che vi proponiamo. Due ritrovamenti eccezionali e inaspettati, tra loro connessi, che riportano a galla un pezzettino della storia antica. Tra il 1999 e il 2001, infatti, i lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Trevi, a pochi passi dalla famossissima fontana, hanno portato in luce una piccola area archeologica: due stanze – serbatoi, rivestiti in cocciopesto, che in epoca adrianea funzionavano come castellum aquae dell’acquedotto Vergine.
Nel 2012-2013, durante la ricostruzione della palazzina della Rinascente su via del Tritone, sono spuntate a sorpresa 15 delle arcate dell’Acquedotto Vergine. Si tratta di un tratto molto importante di acquedotto, che ha permesso di ricostruire il percorso originario della struttura in direzione di via della Stamperia: un tracciato finora ignoto.

Un acquedotto ancora funzionante
Le due aree emerse ed indagate si trovavano, in antico, all’interno della VII regio, che comprendeva tutto il Campo Marzio orientale. Lo sviluppo urbanistico della regio VII iniziò all’epoca di Augusto, quando Agrippa, uno dei più stretti collaboratori e amici dell’Imperatore, decise di costruire un complesso termale (sito dietro il Pantheon) e un acquedotto in grado di rifornirlo. L’Aqua Virgo fu il sesto dei grandi acquedotti romani ad essere costruito, ed è l’unico tutt’ora funzionante per l’alimentazione di piccole e grandi fontane, come la Barcaccia a Piazza di Spagna o la fontana di Trevi. Lungo più di 20 km, in parte sotterraneo e in parte costruito su strutture arcuate, captava l’acqua (secondo le antiche leggende, un’acqua purissima e cristallina, cui potrebbe essere legato il nome dell’acquedotto) da sorgenti nei pressi dell’Aniene.

Un tratto dell’ingegnoso sistema idraulico dei romani, e non solo…
Nelle due aree archeologiche diviene dunque visibile e comprensibile il genio tecnico e ingegneristico dei romani, che erano riusciti ad approvvigionare di acqua l’intera città e a distribuire questa preziosa risorsa in maniera capillare. Ma le due aree mostrano molto di più: in entrambe, infatti, sono attualmente visibili diverse strutture, tra cui alcune a carattere abitativo. I due siti sono dunque importantissimi non solo per comprendere la struttura e il percorso dell’antico acquedotto, ma anche per approfondire lo sviluppo successivo di tutta la zona, fino all’epoca medievale e moderna.

Due Musei Sui Generis
Oltre all’interesse delle aree e dei reperti qui rinvenuti, la visita è un’occasione per osservare anche l’allestimento di spazio espositivi creati all’interno di contesti totalmente estranei: ad esempio, al cinema Trevi una grande vetrata ricavata in una delle sale di proiezione permette di osservare l’area archeologica anche dall’alto, rendendo il luogo ancora più suggestivo. Alla Rinascente, invece, all’interno di uno spazio pubblico, aperto e senza biglietto, la visita di ciò che resta delle arcate dell’Aqua Virgo è accompagnata da un racconto filologico con ricostruzioni in realtà virtuale, che aiutano a conoscere l’acquedotto e la storia topografica dell’antica Regio VII.

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